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LE PASQUE VERONESI

Gli eventi storici

Verona e tutto il contado insorgono contro gli occupanti francesi di Napoleone Bonaparte.

È il 1797, ultimo anno di vita della Serenissima Repubblica di Venezia. Verona e il suo contado insorgono contro le truppe rivoluzionarie francesi di Napoleone Bonaparte, che avevano invaso i territori veneti (sebbene neutrali) col pretesto d’inseguire le truppe austriache in ritirata. Nonostante le insorgenze antifrancesi scoppino ovunque, quella di Verona è la più importante dell’Italia centro-settentrionale, capace di costringere alla resa la guarnigione francese e d’infliggere ingenti perdite all’armata napoleonica, fino ad allora invitta.
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Consiglio di guerra a Palazzo Pubblico. Esultanza della popolazione alla notizia che Verona si armerà contro i franco-giacobini. 22 marzo 1797. Tavola di Mariano Zardini.
Ma il destino di Verona, non soccorsa dalla Serenissima, era segnato.
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La città si arrese, infine, accerchiata da 5 eserciti francesi inviati da tutta la pianura padana.
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Contesto Storico

Dopo l’assassinio del Re e del Delfino, lasciato morire in carcere a soli 10 anni, in Francia iniziarono molte ribellioni, come le guerre di Vandea. Molti ecclesiastici e monarchici espatriarono; altri si arruolarono negli eserciti legittimisti che combattevano i rivoluzionari, con l’appoggio inglese o dell’Austria imperiale, addirittura con sbarchi, come quello nella penisola di Quiberon, in Bretagna, nel 1795.
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La Guardia Nobile vigila le Porte di Verona, visionando i lasciapassare per evitare che in città entrino dei giacobini filofrancesi. Tavola di Mario Zara.
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Il Vescovo di Verona, Monsignor Gianandrea Avogadro, è trascinato per Via San Carlo dal luogo del processo alla prigione nei castelli soprastanti la città. Tavola di Beniamino Delvecchio.

In Francia era caccia ai controrivoluzionari, preti e religiosi che non giuravano fedeltà alla Rivoluzione. Torture, abbandono alla morte per stenti su pontoni al largo della costa atlantica, condanne a morte, delazioni, deportazioni alla Guyana, messe clandestine nei boschi e in case private rivelate da spie.

In Italia la persecuzione fu più blanda, ma gli ordini da Parigi erano chiari: distruggere il Papato, la Chiesa e rubare tutto il possibile per ripianare l’enorme debito francese.

Salvo sparuti giacobini, tutti odiavano i rivoluzionari francesi.

Le Insorgenze furono la più grande guerra di popolo mai combattuta in Italia.

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Il generale francese Augereau nega la grazia al popolo sovrano di Verona per i patrioti delle Pasque Veronesi, mandandoli alla morte. Tavola di Achille Capaldo.

Le Insorgenze

Le popolazioni combattevano contro gli occupanti provenienti dalla Francia rivoluzionaria, che intendevano distruggere la Chiesa e gli Stati cattolici italiani, per instaurarvi Repubbliche sorelle di quella francese, con regimi filorivoluzionari.

In un’Italia che aveva solo un terzo degli abitanti dei secoli successivi, le perdite furono drammatiche: 50 volte i morti del Risorgimento e 20 volte quelli della Resistenza del 1943-45. La cifra più prudente menziona 250mila morti, dal 1796 al 1814.

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Il frate cappuccino Padre Luigi Maria da Verona e l’oste Agostino Bianchi, sono fucilati dai rivoluzionari francesi a Porta Nuova. 8-6-1797. Ideazione di Danilo Morello. Tavola di Michele Nardo.

Pasque Veronesi

1. Quando

Le Pasque Veronesi, così chiamate dagli stessi Comandi francesi come richiamo ai Vespri Siciliani del 1282, scoppiarono il 17 aprile 1797, lunedì dopo Pasqua e infuriarono per 9 giorni.

Prima furono liberate le Porte. Ripreso il controllo della città, furono ristabilite le comunicazioni con la provincia, con Venezia e con le altre città.

Il piccolo esercito veronese del Generale Maffei combatteva nel bresciano e sul Lago, per scacciare i filofrancesi da diversi paesi.

I napoleonici, asserragliati senza viveri a Castelvecchio e nei castelli sulle Torricelle, erano cannoneggiati dalla popolazione e da artiglieri austriaci, ex prigionieri dei francesi, liberati dai veronesi.

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Combattimenti tra Schiavoni e soldati francesi in Via Mazzanti. Tavola di Silvano Mezzatesta.
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Verona. 17 aprile 1797. Battaglia davanti alla Gran Guardia e presso il monumento a Venezia, allora esistente in Bra. Gli Schiavoni stroncano ogni tentativo d’innalzare l’albero della libertà, atterrandolo. Tavola di Giuseppe Rava.

2. Perché

Occupati da Bonaparte, Verona e il Veneto passarono da una condizione felice a un vero incubo. Perseguitate le tradizioni, profanate le chiese, imposte contribuzioni enormi, il calendario e le ore rivoluzionarie.

Volendo rivoluzionare l’Italia e distruggere la Serenissima, i francesi prima (marzo 1797) staccarono Bergamo, Brescia e Crema da Venezia con dei colpi di Stato, poi tentarono di fare lo stesso a Verona.

Ma la città decise di restare fedele a San Marco e di armarsi. I napoleonici, pensando di soffocare facilmente l’insurrezione, iniziarono i bombardamenti. La situazione sfuggì loro di mano e rischiò di compromettere le conquiste di Bonaparte in Italia.

3. Conseguenze

Processi farsa davanti a una corte marziale francese; deportazione in campi di concentramento in Francia della guarnigione veneta (2.700 uomini) che difendeva Verona; assalti a chiese e conventi; saccheggio del Monte di Pietà; requisizioni di opere d’arte e manoscritti (molti mai più tornati da Parigi); argenterie delle chiese fuse in lingotti inviati in Francia; antiche istituzioni civiche soppresse (inclusi ospedali, opere di carità, Accademie nobiliari); fucilazioni (alcuni dei fucilati morirono da Martiri).

Le Municipalità rette dai giacobini locali, servi dei francesi, abbatterono tutti i leoni di San Marco, limarono gli stemmi nobiliari dai palazzi, espropriarono i beni privati tramite tasse e imposero un catechismo repubblicano per indottrinare i fedeli.

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Il tribunale militare rivoluzionario francese processa gl’insorgenti veronesi. Tavola di Mariano Zardini.
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Il trionfale ingresso dell’Armata austriaca in Verona, in formazione da parata. Al Comandante imperiale, Barone von Kerpen, sono consegnate le chiavi della città. 21 gennaio 1798. Tavola di Mariano Zardini.

4. La restaurazione

Con l’ingresso degli austriaci, tutte le Istituzioni sono restaurate a Venezia e in Terraferma e riportate al 1° gennaio 1796, ovvero a prima della calata napoleonica in Italia. Le gazzette rivoluzionarie sono chiuse. Nobili, ecclesiastici e popolazione giurano fedeltà all’Imperatore Francesco II.
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