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DOPPIO BLITZ CONTRO LE INAUDITE CELEBRAZIONI NAPOLEONICHE A VERONA E A RIVOLI VERONESE
Una due giorni napoleonica è stata promossa dal Comune di Rivoli Veronese il 4 e 5 maggio 2023 per celebrare Bonaparte, nell’anniversario della sua morte e per apporre una targa elogiativa nella piazza centrale del paese, antistante il Comune, già intitolata in precedenza a Napoleone I Imperatore.
La targa è stata collocata sulla facciata del Municipio di Rivoli ed è dedicata al Buonaparte. Il distruttore della Patria Veneta e dell’Italia tradizionale e cattolica, articolata nelle sue legittime Istituzioni, amatissime dai popoli. I quali insorsero ripetutamente in difesa di esse e della Religione profanata, dal 1796 al 1814: 250mila caduti, secondo le stime più prudenti, 50 volte i morti del cosiddetto Risorgimento e 20 volte quelli della cosiddetta Resistenza del 1943-45, in un’Italia, oltretutto, che aveva un terzo degli abitanti dei secoli successivi.
Prima della cerimonia inaugurale, la lapide si presentava ricoperta della bandiera blu stellata dell’Unione Europea, Istituzione neogiacobina, quando non neosovietica ed
entomofaga (mangiatrice d’insetti) oppressiva escrescenza dell’occupante militare USA, nonché dei potentati liberal-massonici che usurpano il potere sull’antico e nobile Continente europeo e sul mondo.
Questo il testo dell’iscrizione agiografica installata a Rivoli e riferita più all’Imperatore dei francesi che al Generale repubblicano, par di capire, inaugurata alle ore 18 di ieri, 5 maggio 2023 e corretta da un involontario, quanto provvidenziale refuso migliorativo del lapicida:
(stemma municipale sovrastante)
Comune di Rivoli Veronese
PIAZZA
NAPOLEONE I
Nasce in questi luoghi l’epoca [rectius: l’epopea] del generale Buonaparte che dopo Rivoli divenne per tutti Napoleone
La cerimonia sciovinista di Rivoli, cui presenziavano solo amministratori locali e della Comunità Montana del Baldo Garda, il neo Questore di Verona Roberto Massucci, nonché Generali e ufficiali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, è stata disertata dalla popolazione. NESSUN RIVOLESE O ABITANTE DELLA VAL D’ADIGE O DEI COMUNI LIMITROFI si è fatto vedere. Situazione in effetti imbarazzante per chiunque, ma specialmente per gli organizzatori, i quali non hanno avuto la presenza di spirito di precettare le scolaresche (o gli studenti universitari con ampia elargizione di crediti, come usualmente si fa nei convegni accademici).
Per di più, la glorificazione napoleonica è stata pacificamente contestata da militanti del Comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi, coadiuvati da attivisti del Comitato di Liberazione Nazionale del Veneto i quali, in segno di protesta, sventolavano bandiere marciane. Essi hanno diffuso volantini, nonché preso la parola insieme agli organizzatori, criticando ovviamente i festeggiamenti del despota corso.
A Rivoli non mancano neppure i nostalgici della colonna innalzata nel 1806, anni dopo la battaglia combattuta il 14-15 gennaio 1797, colonna che fu abbattuta dalle truppe cesaree dell’Imperatore d’Austria (quello buono, quello vero) nel 1814. Le vedove di Bonaparte, fra cui il Console di Francia, amministratori, studiosi locali vorrebbero addirittura riedificare quel manufatto, di cui restano oggi solo spoglie e al quale hanno dedicato saggi piattamente agiografici (come quello di Luca Gandini). Non solo, ma qualcuno pensa addirittura d’innalzare una novella statua dedicata al grande usurpatore di Francia e d’Europa, ch’è già pronta, scolpita da artigiani locali. Analogamente a quello che fecero, tra mille polemiche, le gallerie e il Comune di Venezia, quando, nel 2002, si aggiudicarono ad un’asta di Sotheby’s a Londra, una statua di Domenico Banti, fatta a pezzi dal popolo veneziano alla caduta di Napoleone e che i servi del regime bonapartista gli avevano innalzato in Piazzetta San Marco il 15 agosto 1811, per il suo 42mo genetliaco. Recuperata dai fondi di magazzino, rimessa assieme e restaurata, riapparve dapprima a New York e poi nella capitale inglese, per essere acquistata dai novelli epigoni del Bonaparte in laguna per 353mila euro, sottratti dal pubblico erario. Nel 2002, le contestazioni furono tanto forti, che la statua del tiranno che aveva perduto la Serenissima, fu collocata di notte e in gran segreto dentro il Museo Correr, chiusa in una speciale teca anti-effrazione, dove tuttora si trova.
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